TERRITORIO
PREDAPPIO
La storia di Predappio inizia sin dall’epoca dei Romani, In quegli anni infatti Augusto divise l’Italia in undici regioni. Predappio era parte della sesta provincia. Si narra che il nome derivi dall’insediamento in queste località di un’antica famiglia romana: gli Appi. La località venne così denominata Praesidium Domini Appi e abbreviata con Pre.D.i.Appi. La Predappio originale fino ai primi del Novecento non era che un piccolo paese posto sulle colline attorno al castello medievale, fortificato da Pino Ordelaffi nel 1471.
Ma negli anni 20 del Novecento – lungo la valle in frazione Dovìa – viene avviata una grande opera di costruzione di quella che sarà la Nuova Predappio, dove il comune sarà trasferito nel 1927 ampliandone anche i confini e inglobando il territorio del comune di Fiumana. Se oggi Predappio è uno splendido esempio di “città di fondazione” ed un museo a cielo aperto dell’architettura razionalista, Predappio Alta rimane un delizioso borgo medievale attorno alla vecchia rocca di difesa. Entrambe meritano una visita.
IL SANGIOVESE A PREDAPPIO
Il sangiovese a Predappio ha trovato un’area di elezione particolare e ne ha fatto parte della storia, della vita e dell’economia del territorio da sempre.
Basti pensare che già negli statuti comunali del 1383, che regolavano la vita civile e la viticoltura all’interno del castello. I vignaioli dell’epoca erano obbligati a recintare la vigna, pena per i contravventori: cinque soldi bolognesi. A ben dieci soldi bolognesi ammontava la multa per chi cominciava la vendemmia prima dei tempi stabiliti dal collegio degli anziani. Inoltre, era impedita la commercializzazione dei “vini forestieri” prima di aver venduto tutto il “vino nostrano”.
Sin dal 400 poi abbiamo evidenza di cantine che erano destinate alla produzione di vino, come le cantine della famiglia Zoli a Predappio Alta. E già nel 1889 l’azienda del Conte Campi di Villa Raggi veniva premiata per l’alta qualità del suo sangiovese all’esposizione Universale di Parigi.
All’interno della doc Romagna nel 2011, dopo anni di lavoro vengono, costituite le MGA per dare rilievo alle caratteristiche specifiche di ogni terroir. In questa suddivisione la MGA Predappio assume un ruolo importante, dando finalmente evidenza al più storico dei territori della Romagna.
Azzardando possiamo dire che – in Romagna – Predappio sta al Sangiovese, come Barolo sta al Nebbiolo.
I TERRENI A PREDAPPIO
L’area produttiva della Doc Predappio si sviluppa lungo le sponde destra e sinistra del fiume Rabbi, i terreni di origine Pliocenica a base calcareo-argillosa presentano nella parte nord un’importante presenza sabbiosa, man mano che si risale la vallata si manifestano intrusioni arenacee mentre al centro della valle del Rabbi affiora lo spungone. Nella zona di Predappio Alta si ritrovano invece marne gessose e zolfo.
La sottozona Predappio presenta terreni di origine Pliocenica a base calcareo argillosa in cui però si distinguono alcune caratteristiche diverse a seconda delle aree. Nella parte più bassa della sottozona si ritrova una presenza più significativa di sabbia; nel cuore della Valle del Rabbi affiora lo Spungone, sulla riva destra, mentre si ritrovano marne gessose e zolfo sulla riva sinistra; nelle parti più alte della sottozona si ritrovano arenarie.
Il Pliocene, la cui durata è compresa tra i 6 ed i 4 milioni di anni, è suddiviso in tre piani facendo riferimento alle serie marine dei depositi sedimentari italiani: Tabianiano, Piacenziano e Astiano, corrispondenti rispettivamente al Pliocene inferiore, medio e superiore. Il limite Miocene-Pliocene (Tabianiano) è nettamente delineato perché è segnato da depositi trasgressivi, costituiti da argille marnose azzurre, che ricoprono i terreni regressivi del Messiniano; al Tabianiano (Pliocene inferiore) segue in continuità stratigrafica il Piacenziano (Pliocene medio), cui corrisponde l’estensione massima della trasgressione pliocenica, costituito da potenti depositi di marne e argille grigio-azzurre, ricche di fossili, che diventano sabbiose verso la sommità del piano; sopra il Piacenziano è posto l’Astiano (Pliocene superiore) che chiude il ciclo sedimentario ed è costituito da sabbie gialle regressive.
I CLONI DI PREDAPPIO
Giacchè la coltivazione della vigna è stata da sempre patrimonio del territorio di Predappio, nella zona c’è storicamente stata un’attività di vivaismo che ha gettato quelle basi da cui son poi scaturite le successive omologazioni di molti cloni di sangiovese.
Da Predappio, infatti, provengono molti dei cloni di sangiovese oggi approvati, che per la loro qualità hanno trovato ampio spazio anche al di fuori della regione stessa. Ne indichiamo i più importanti:
- R24 (1969) che dà vini di medio-lungo invecchiamento, strutturati, ricchi di colore, di ottimo profilo polifenolico.
- VCR19 (1995) che dà vini profumati, con sentori speziato-fenolici, adatti al medio-lungo invecchiamento.
- SG12T (1976) che dà vini di colore rosso rubino intenso, profumato intensamente di viola, di struttura, idoneo all’invecchiamento se ne si contiene la sua spiccata tendenza all’alta produzione
- Fedit30 (2000) che dà vini di buona intensità colorante, dal profumo delicatamente fruttato, abbastanza corposi e di media acidità
- Fedit38 (2000) che dà vini di colore rosso rubino carico, dal profumo fruttato, di buon corpo e buona acidità.
- VCR23 (1995) che dà vini da lungo invecchiamento, speziati, ricchi in colore;
- VCR16 (1996) che dà vini leggermente speziati, strutturati, adatti al medio invecchiamento
Questi ultimi cloni VCR23 e VCR16 sono cloni specificatamente di Vecchiazzano, che essendo però zona ricompresa all’interno della denominazione Doc Predappio, ci piace considerare a tutti gli effetti come cloni di Predappio.